venerdì 26 settembre 2014

De Falco (e Schettino): il mito dell'Eroe (e dell'Antieroe)


Di solito si mette fra parentesi ciò che sarebbe implicito ma si teme che non lo sia per tutti. Il titolo quindi potrebbe essere semplicemente questo: “De Falco: il mito dell'eroe. Ma sarebbe veramente esistito un De Falco senza uno Schettino, sarebbe stato eroico Ettore senza il pavido Paride? La logica è quella di poter pensare che ogni medaglia ha inevitabilmente un suo rovescio anche se quando si tenta la fortuna l'unica medaglia desiderabile è quella su cui abbiamo scommesso, quella vincente e temiamo che la sorte avversa possa propinarci quella perdente. Quindi l'eroe e l'antieroe cosa rappresentano per la gente, per l'immaginario collettivo, come direbbe un analista junghiano. L'idea, inevitabilmente la mia idea, è quella che l'eroe possa rappresentare per ciascuno di noi quella parte ideale di sé a cui ognuno vorrebbe uniformarsi, mentre l'antieroe di conseguenza potrebbe rappresentare invece quella parte che noi temiamo, di cui abbiamo paura e di cui fondamentalmente ci vergognamo. Vorremmo quindi che gli altri vedessero di noi solo quella parte che noi investiamo di significati positivi, che ci renderà agli occhi degli altri persone di successo, invidiabili, mentre vorremmo nascondere quella parte buia di noi stessi che ci vede spaventati, impreparati, incapaci. Da una parte quindi una figura adulta ideale costruita sull'idealizzazione di un padre (o una madre) onnipotente, dall'altra quella di un bambino piagnucoloso e spaventato che non sa affrontare cose più grandi di lui. Da una parte un padre (eterno) che intima al bambino di non muoversi, dall'altra un bamboccio che di fronte al pericolo scappa da codardo.
In tutto questo sproloquio c'è qualcosa che non va. Non so se ve ne siete accorti, ma la logica di fondo è quella dell'idealizzazione e della svalutazione, dell'esibizione e della vergogna. Mi chiedo dove sia finita la pietà dell'eroe che lo porta al sacrificio per sanare il proprio senso di colpa, dove si è nascosta la triste consapevolezza di Paride che affronta Achille consapevole della sua paura, di Don Abbondio che sa che uno il coraggio non se lo può dare. In questa storia moderna di eroi ed antieroi non c'è niente di tutto questo. Solo una messa in scena per permettere a ciascuno di noi di proiettare le parti scisse di sé in un'altalena alterante che non porterà niente di buono.  

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