venerdì 3 febbraio 2017



La Decenza & Gli Indecenti

C’era un tempo in cui esisteva una parola: Decenza, che definiva il limite della sopportabilità. Era un termine relazionale. Le cose non erano decenti di per sé ma in funzione del contesto e di un soggetto giudicante moralista e per certi versi conservatore. Questo termine ha incluso il suo opposto che non esiste quasi come sostantivo perché quasi cacofonico coerentemente per un sinonimo di sgradevole, ma che ha avuto successo come aggettivo: Indecente. La relatività del termine è solo apparente perché se la decenza è opinabile l’indecenza non lo è. Nel suo positivo il termine implica un limite di sopportabilità contrattabile, mentre il suo negativo, in quanto off limit implica la non sopportabilità. Quello che di opinabile è rimasto dell’indecenza è forse proprio il senso profondo del termine nella sua accezione comune e cioè quanto essa sia una minus valenza e quanto invece nel tempo sia diventata un plus valore. In tempi sospetti uno dei soliti deus ex machina della comunicazione disse: “che si parli male di me purché se ne parli” e la profezia si avverò.

Oggi questo motto è alla base della comunicazione di massa e inevitabilmente, per coerenza e perché no, per credibilità, per sfondare non è possibile altro che selezionare gli Indecenti come top manager delle pubbliche vergogne, core business dello star system mediatico. Quindi che si accomodino gli Indecenti nelle stanze del potere, che comandino le masse e, dopo aver esibito tutto il loro peggio, che cadano rovinosamente come meritano così che le folle possano avere nuovi eroi su cui proiettare le loro miserie. 

Nessun commento:

Posta un commento

Tweets di @francesco961